Il pignoramento del Conto Corrente è una tra le azioni più temute dai debitori. La rapidità e la semplicità con cui può avvenire spaventa gli utenti che risultano in difetto davanti ad un creditore, per questo motivo è bene approfondire l’argomento puntualizzando i limiti imposti da Equitalia sul conto cointestato, aziendale, postale e bancario nel 2024. Ogni anno, infatti, il tetto massimo di pignoramento varia così come i parametri che diversificano la misura dell’assegno sociale. La libertà di azione del creditore diminuisce o aumenta in relazione al tipo di reddito percepito dal debitore, alla somma di denaro depositata sul conto e al tipo di lavoro svolto. Lavoratori dipendenti e pensionati risultano, ad esempio, più tutelati rispetto ad altre categorie di lavoratori dato che esistono specifici limiti che non consentono di bloccare i prelievo dal conto. Ma entriamo nei dettagli e scopriamo i limiti Equitalia dell’anno in corso stabiliti sui vari tipi di conto corrente.
Pignoramento Conto corrente cointestato e aziendale: limiti Equitalia 2024
Esigenze diverse portano alla necessità di cointestare un conto corrente, come risparmiare sulle spese di apertura o di gestione. Il conto cointestato viene utilizzato dagli intestatari per depositare denaro, prelevarlo e gestirlo come meglio si crede tenendo conto di eventuali limitazioni di libertà di movimento. Sia che si scelga la firma disgiunta che la firma congiunta, le due differenti forme di conto cointestato, il proprio conto potrebbe essere pignorato da un creditore? Secondo la Legge, gli intestatari di un conto corrente cointestato diventano debitori sociali solamente nei confronti della banca in cui si ha aperto il conto.
Qualora uno dei due intestatari risulti debitore di terzi che non siano la banca, allora il creditore può rifarsi solamente sulle quote di conto corrente che spettano al debitore, quote ripartite in parti uguali tra gli intestatari. Il limite risiede, dunque, nel 50% del totale presente sul conto corrente in caso di co-intestazione. Le nuove entrate successive al pignoramento verranno bloccate nella misura del 50% mentre le somme eccedenti potranno essere utilizzate da entrambi gli intestatari. L’accredito dello stipendio e della pensione, come accennato precedentemente, non sono soggetti a pignoramento.
Passiamo al blocco e ai limiti dell’ex Equitalia, oggi Agenzia delle Entrate-Riscossione, sui conti correnti aziendali. L’azienda di proprietà potrebbe venire pignorata ma l’Agenzia dovrà restate entro specifici limiti, pari a un quinto del valore dei beni appartenenti all’attività professionale e imprenditoriale. Il pignoramento non dovrà essere autorizzato dal giudice (procedura in vigore fino allo scorso 1° luglio 2017) ma risulta essere immediato. Le somme verranno bloccate e trasferite al fisco se dopo un preavviso di 60 giorni il debitore non avrà provveduto a pagare la somma dovuta al creditore. Altre soluzioni per il debitore prevedono la richiesta di rateizzazione del pagamento oppure l’inizio di un ricorso qualora si consideri ingiustificata la procedura di pignoramento.
Limiti del pignoramento al conto corrente bancario e postale
Il pignoramento del conto corrente bancario o postale avviene nel momento in cui il debitore non presenta beni mobili o immobili da utilizzare come garanzia. Il creditore agirà prelevando direttamente la somma equivalente all’importo del debito dal conto corrente del debitore. Se la cifra presente sul conto non dovesse essere sufficiente a ricoprire l’intero debito, al creditore spetterebbe la decisione di rivalersi sullo stipendio o sulla pensione che il debitore accredita sul conto corrente bancario o postale. In questo modo ci sarebbe il recupero della somma totale.
La terza parte, diversa dalla banca, che risulta creditrice dovrà rivolgersi al giudice per avanzare la richiesta di pignoramento. Il cittadino, l’impresa, la società creditrice vedrà così avviare l’emissione del provvedimento e la banca o la Posta saranno chiamati a procedere con il blocco del conto e il recupero della somma dovuta dal debitore. In caso di debiti fiscali, invece, non è richiesto l’intervento di un giudice. Omettere il pagamento di una cartella esattoriale significherà l’immediato pignoramento del conto corrente bancario o postale.
Ricordiamo che per poter evitare il pignoramento occorre restituire la somma dovuta al creditore entro 60 giorni dall’arrivo della notifica oppure richiedere una rateizzazione dell’importo. In questo secondo caso, qualora venisse accettata la dilazione del pagamento, non appena il debitore procederà al pagamento della prima rata prevista dal piano di ammortamento potrà avanzare la richiesta di sblocco del proprio conto corrente bancario o postale.