Tra i vari punti di interesse toccati della manovra fiscale del nuovo governo Meloni troviamo anche delle specifiche sull’aumento degli stipendi per i dipendenti statali nel corso del nuovo anno. Saranno circa 15 miliardi di euro quelli destinati al taglio del cuneo fiscale e alla riforma dell’Irpef, ma cosa si intende per taglio del cuneo fiscale e riforma dell’Irpef? Analizziamoli nello specifico.
Aumento stipendio statali 2024: il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef
Come accennato in precedenza, gli aspetti maggiori che comporteranno, con l’approvazione della nuova manovra finanziaria, un aumento in busta paga per tutti i dipendenti pubblici e privati sono principalmente il taglio del cuneo fiscale e la riforma dell’Irpef.
Il cuneo fiscale è una percentuale ottenuta dal rapporto tra le imposte sul lavoro e il costo del lavoro effettivo. Per taglio del cuneo fiscale si intende quindi una riduzione di tasse, imposte e contributi che vengono applicate sulle stipendio dei singoli lavoratori, aumentando in questo modo ciò che resta a fine mese nelle tasche dei lavoratori stessi e quindi al netto degli stipendio. Il taglio del cuneo fiscale è una soluzione che aveva già avuto inizio in passato con il governo Draghi ed è stata portata avanti nel corso del tempo, dal 2022 ad oggi, fino ad essere nuovamente approvata dal nuovo governo Meloni. Per il prossimo anno, però, si prospetta una percentuale molto più elevata di riduzione delle tasse che ammonta circa al 6/7% per una cifra totale di 15 miliardi di euro. Questo ovviamente aiuterà tutti i lavoratori a vedere ridotta la cifra delle trattenute in busta paga per le voci che riguardano tasse, imposte e contributi e quindi aumentare lo stipendio netto.
L’Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche), invece, è l’imposta che ogni persona fisica deve pagare per il possesso del proprio reddito. La sua riduzione prevede quindi uno sconto vero e proprio sulla percentuale di tasse che ogni cittadino paga per il reddito che possiede. Alla riforma dell’Irpef saranno dedicati circa 4 miliardi di euro.
E’ bene specificare che ogni lavoratore noterà, sulla base di questa manovra, delle variazioni sul proprio stipendio tenendo conto però della cifra che percepisce mensilmente, motivo per il quale alcuni lavoratori potrebbero notare incrementi maggiori rispetto ad altri.
Le news dei sindacati sull’adeguamento degli stipendi all’inflazione, quando scatta?
Dopo la prima metà di ottobre, il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo ha incontrato i rappresentanti dei principali sindacati per decidere insieme le misure da applicare circa il rinnovo dei contratti dei dipendenti della Pubblica Amministrazione. Al tavolo delle trattative, non è stato preso in considerazione solo il lato meramente economico, bensì anche altri temi molto importanti che riguardano la formazione dei dipendenti, i criteri di assunzione e la valorizzazione delle singole competenze dei dipendenti stessi. Il ministro Zangrillo ha promesso che di tutti i miliardi stanziati per questa manovra, due fossero erogati immediatamente nelle buste paga dei lavoratori pubblici, ancor prima dell’erogazione della tredicesima. Con la manovra invece i precari lo otterranno in busta paga da gennaio suddiviso mensilmente. Incrementi che vanno dai 50 ai 90 euro.
L’incremento medio sarà quindi di circa 170 euro mensili, sicuramente un risultato di cui andare fieri vista la difficoltà e la grandezza di questa manovra.
Abbiamo finora parlato di stipendi dei lavoratori ma, un aspetto da non sottovalutare che è allo stesso modo incluso nella manovra sono le pensioni percepite da migliaia di ex lavoratori, circa 23 milioni di persone. Anche le pensioni infatti andranno riviste, ricalcolate e aumentate, proprio come gli stipendi, per adeguarsi a causa della crescente inflazione.
Come già accennato, infatti, la crescente inflazione, quindi l’aumentare del costo della vita generale del paese, che porta con sé inevitabilmente dei costi della vita maggiorati sotto ogni aspetto, non può prevedere che stipendi e pensioni rimangano invariati.
Mentre abbiamo già discusso precedentemente degli aumenti che riguarderanno gli stipendi dei lavoratori, ci sono ovviamente degli adeguamenti previsti anche per ciò che riguarda le pensioni.
Il primo dicembre 2024, infatti, è la data decisa dal governo tramite il ‘decreto anticipi’ per l’arrivo del conguaglio che quest’anno prevede un aumento dell’8,1%.
Ovviamente in questo caso, esattamente come per ciò che riguarda gli stipendi dei lavoratori, gli aumenti dipenderanno dalla cifra già percepita dai pensionati.
Sicuramente quindi a partire dalla fine di quest’anno e per tutto l’anno successivo, tutti i lavoratori potranno vedere i proprio stipendi e pensioni aumentati. E’ necessario però ricordare che questi aumenti sono contestualizzati con lo stesso aumento dei prezzi qualsiasi ambito della vita, quindi non bisogna perdere d’occhio l’aspetto della convenienza che può sempre aiutarci a risparmiare.