Quali sono le aliquote IRPEF previste nel 2024? Visioneremo tutti gli scaglioni, procederemo al calcolo delle trattenute, verificheremo l’imponibile, le detrazioni, il rimborso e le scadenze per approfondire una tematica importante per più di 40 milioni di contribuenti.
L’IRPEF è una importante imposta prevista dal sistema tributario italiano. Il funzionamento non è semplice e si compone di diverse variabili che occorre prendere in considerazione per capire come viene calcolata e applicata. Innanzitutto, il pagamento di questa imposta riguarda il reddito prodotto in Italia e all’estero da persone fisiche e società residenti in Italia mentre i non residenti devono rapportare l’imposta ai soli redditi prodotti nella nostra penisola. Trattandosi di una imposta progressiva, la quota percentuale di reddito associata all’IRPEF aumenta all’aumentare del reddito prodotto. La differenziazione di importo viene calcolata attraverso delle aliquote posizionate all’interno di scaglioni di reddito crescenti e in base alle deduzioni previste per il reddito e alle detrazioni di imposta. Entriamo nei dettagli e capiamo meglio il funzionamento dell’imposta che prevede un gettito complessivo annuo di circa 180 miliardi di euro.
Scaglioni IRPEF 2024: aliquote e soglie di reddito
L’IRPEF è un’imposta relativa ai redditi prodotti dalle persone fisiche il cui importo varia a seconda del reddito stesso del lavoratore dipendente, del lavoratore autonomo oppure del pensionato. Per poter procedere con il calcolo dell’imposta progressiva occorre conoscere gli scaglioni previsti nel 2024 che stabiliscono aliquote nominali e l’imposta dovuta in rapporto al reddito percepito. Non ci sono state variazioni rispetto l’anno precedente, diversamente da quanto era stato annunciato all’inizio della Riforma del Fisco.
Gli scaglioni IRPEF per l’anno in corso sono cinque. Il primo scaglione riguarda i redditi fino a 15 mila euro e prevede un’aliquota del 23% da applicare al reddito prodotto. Significa che, su un reddito complessivo di 15 mila euro il lavoratore dovrà considerare la tassazione dovuto allo Stato pari a 3.450,00 euro. E’ possibile inserire in questa fascia i lavoratori il cui reddito mensile rimanga al di sotto dei 1.250,00 euro.
Il secondo scaglione comprende i redditi tra 15.001,00 euro e 28.000,00 euro annui. L’aliquota da calcolare è equivalente al 27% sugli importi compresi in questo range a cui bisogna aggiungere i 3.450 euro della tassazione entro i 15 mila euro. Rientrano in questa fascia i lavoratori con redditi mensili non superiori ai 2.335,00 euro.
Il terzo scaglione riguarda la fascia di reddito compresa tra i 28.001,00 euro e i 55.000,00 euro (reddito mensile inferiore a 4.583,00 euro). In questo caso l’aliquota per il range che supera i 28 mila euro è del 38% a cui occorre sommare 6.960,00 euro degli scaglioni precedenti.
Arriviamo al quarto scaglione che vede inclusi i redditi con importo compreso tra 55.001,00 euro e 75.000,00 euro. Come nei casi precedenti alla tassazione fino ai 55 mila euro (17.220,00 euro) bisognerà aggiungere l’aliquota al 41% sul reddito superiore ai 55 mila euro. In tale fascia rientrano i lavoratori con reddito mensile inferiore a 6.250,00 euro. Infine, l’ultimo scaglione prevede l’aliquota al 43% per i redditi superiori ai 75.000,00 euro più 25.420,00 euro per le somme inferiori a tale cifra. Il reddito mensile prodotto dagli appartenenti a questo scaglione è superiore ai 6.250,00 euro.
E’ importante ricordare che nel 2024 i pensionati che rientrano nella no tax area e che di conseguenza non saranno tenuti a pagare l’IRPEF sono quelli che presentano un reddito inferiore a 8.124,00 euro.
Calcolo trattenute, imponibile e detrazioni IRPEF
Per poter procedere con il calcolo dell’imposta progressiva da noi presa in esame occorre tener conto delle deduzioni e delle detrazioni possibili oltre che della retribuzione annua percepita dal lavoratore. Le ritenute previdenziali e assistenziali, gli oneri deducibili sono altri elementi da considerare nel calcolo dell’IRPEF. Le deduzioni prevedono che dal reddito imponibile, reddito sul quale occorrerà applicare in seguito l’aliquota, venga sottratto un determinato importo che potrebbe, così, permettere di rientrare in uno scaglione inferiore riducendo la tassazione.
Apriamo una necessaria parentesi proprio sulla base imponibile, fondamentale per capire il funzionamento dell’imposta progressiva. E’ costituita da tutti i redditi che sono stati prodotti dal lavoratore durante il periodo d’imposta, quindi all’interno dell’anno solare. La grandezza che viene determinata è denominata proprio base imponibile lorda. Sono esclusi dal reddito imponibile i redditi considerati esenti e quelli soggetti a ritenuta a titolo di imposta o ad imposta sostitutiva. Le regole che determinano il calcolo della base imponibile sono differenti a seconda del tipo di reddito percepito (ad esempio reddito di impresa o di lavoro autonomo).
Chiudiamo la parentesi e ritorniamo alle detrazioni che, a differenza delle deduzioni, riguardano l’imposta lorda che si trova dopo aver applicato l’aliquota al reddito imponibile. A causa di spese riconosciute al lavoratore oppure ad una sua condizione specifica (come ad esempio persona con familiari a carico) vengono applicate delle detrazioni all’imposta lorda che la riducono determinando l’imposta netta. Le detrazioni possono essere fisse oppure decrescenti qualora il reddito aumentasse. In questo secondo caso, l’aumento di reddito può comportare il passaggio ad uno scaglione successivo con conseguente introduzione di un’aliquota più elevata e una diminuzione della detrazione applicata. L’imposta netta aumenterà nuovamente, perciò i lavoratori con reddito più elevato devolveranno al fisco una parte maggiore di reddito.
Passando ad approfondire le trattenute IRPEF occorre tener conto di uno dei documenti più importanti per il lavoratore, la busta paga. Si tratta di un documento che il datore di lavoro deve dare mensilmente (o in relazione ad un periodo di tempo differente se stabilito diversamente) al dipendente, nel quale è possibile visualizzare l’importo lordo del reddito percepito. Per poter arrivare a conoscere l’importo netto occorre tener conto delle trattenute segnalate tra le voci che definiscono la retribuzione. Il reddito, infatti, è suddiviso in una parte fissa, invariabile, composta dalla paga base, dagli scatti di anzianità e ulteriori indennità aggiuntive. Sommando queste voci si ottiene la paga lorda. Si procede, poi, trovando il prodotto della paga lorda per il numero dei mesi lavorativi, la RAL, la retribuzione annua lorda, fondamentale ai fini IRPEF.
Il reddito, poi, è costituito da una parte variabile che include le indennità, la malattia, gli straordinari, i permessi, i congedi parentali, l’infortunio, le ferie, la maternità, le festività, la tredicesima mensilità o la quattordicesima e altri elementi variabili di mese in mese. Infine, a costituire la retribuzione troviamo le trattenute fiscali e previdenziali. Il datore di lavoro, definito sostituto d’imposta, è responsabile delle trattenute fiscali ed è tenuto a conteggiare mensilmente o al termine di un periodo di paga, l’imposta IRPEF dovuta dal lavoratore e trattenerla della retribuzione data. Tali trattenute sono quelle visionate in precedenza, sulla base delle aliquote e degli scaglioni di appartenenza del lavoratore deducendo ritenute previdenziali, assistenziali e gli assegni familiari.
Alla fine di un anno lavorativo, il datore di lavoro dovrà controllare di aver trattenuto il giusto importo IRPEF procedendo con un conguaglio che indicherà al lavoratore se ha assolto totalmente, di meno o di più l’imposta progressiva. Se le trattenute risulteranno inferiori a quanto dovuto, verrà applicata una trattenuta aggiuntiva pari alla differenza tra quanto effettivamente dovuto e quanto già è stato versato. Qualora, al contrario, risultasse un pagamento maggiore rispetto al dovuto, il lavoratore otterrà un rimborso. Scopriamo come.
Come ottenere il rimborso IRPEF e scadenze da rispettare
L’imposta sul reddito è prevista per i lavoratori dipendenti, autonomi, pensionati e prevede un calcolo, come visto, non semplice che prevede l’intervento del datore di lavoro per calcolare adeguatamente le trattenute. Può succedere che il lavoratore presenti spese aggiuntive o detrazioni che portino, alla fine dell’anno, a considerare un importo della tassazione minore rispetto a quello pagato durante l’anno. In questo caso, il contribuente può decidere di utilizzare la somma versata in più per pagare altre tasse o tributi oppure di richiedere il rimborso (scelta più accreditata dagli italiani).
La restituzione dei soldi avverrà direttamente in busta paga o sulla pensione nei mesi di luglio (per i lavoratori dipendenti) o agosto (per i pensionati) successivi alla dichiarazione dei redditi tramite Modello 730. In questo contesto, infatti, verrà indicata la somma pagata in eccedenza che dovrà essere restituita. La tempistica potrebbe subire variazioni e prolungare il rimborso nei sei mesi successivi qualora il lavoratore inviasse da solo il 730 precompilato direttamente all’Agenzia delle Entrate entro il 23 luglio 2024, in caso di un ritardo nell’emanazione del decreto che stabilisce gli elementi di incoerenza da esaminare per bloccare un rimborso IRPEF oppure se sopraggiungessero modifiche o integrazioni nel Modello 730 precompilato del 2024.
Le ultime indicazioni che vi forniremo sull’imposta IRPEF riguardano le scadenze previste nel 2024. Secondo il calendario fiscale il 16 luglio è il giorno ultimo in cui potrà avvenire il versamento delle imposte IRPEF (stessa data anche per versamenti IRES e dei contributi per i titolari di Partita IVA che derivano dalla dichiarazione dei redditi sia per le persone fisiche che società di persone che IRES) mentre il versamento del saldo e acconto IRPEF derivante dal Modello 730 relativo allo scorso anno con maggiorazione dello 0,40% dovrà essere effettuato entro il 31 luglio 2024. Il termine ultimo del versamento del secondo acconto è previsto per il 30 novembre 2024.
Nel 2024, come già accennato, assisteremo ad un probabile riordino degli scaglioni delle aliquote IRPEF, che passeranno da cinque a tre, e a nuove cifre per le detrazioni (1000 euro per i lavoratori dipendenti, 800 euro per i pensionati e 200 euro per lavoratori autonomi).