La dematerializzazione del contante ormai è una realtà concreta: secondo le ultime stime relative ai mercati mondiali, soltanto il 4 per cento del denaro che circola è sotto forma di monete e banconote. Il cambiamento in corso, su cui hanno puntato anche le istituzioni italiane, con programmi come il Piano Cashless, riguarda prima di tutto la diffusione su scala globale dell’e-commerce e dei servizi digitali, ma anche un nuovo modo di concepire il denaro. Le criptovalute, ad esempio, rappresentano ad oggi l’espressione massima della dematerializzazione, ma lo stesso vale in minor misura per il denaro contenuto nelle carte prepagate e ricaricabili, negli account dei principali e-wallet, nelle app di pagamento.
Anche se non circolante sotto forma di soldi tangibili, insomma, il credito digitale corrisponde al denaro reale, a tutti gli effetti. In questo senso soltanto le criptovalute possono essere considerate un’eccezione, in quanto svincolate dalle banche e dagli istituti di credito centrali, con propri meccanismi di funzionamento basati sui registri Blockchain e sullo scambio di asset.
Dal Bancomat al credito virtuale
Facendo un passo indietro, la lunga storia della tecnologia applicata ai pagamenti parte con il Bancomat, che ha messo gli utenti di fronte a un apparecchio in grado di sostituire gli sportelli fisici, almeno per alcune operazioni. Il primo vero passo verso la digitalizzazione del denaro, però, si è avuto con i conti corrente gestiti online e con i primi strumenti per l’home banking.
A seguire hanno fatto il proprio ingresso in campo le carte prepagate, le carte ricaricabili – ora acquistabili anche in versione usa e getta – gli wallet come PayPal, seguito da Skrill, Neteller, e altri operatori simili. Le app di pagamento associate ai conti o alle carte in possesso dell’utente hanno completato il quadro di riferimento degli innovative payments. I vantaggi percepiti dall’utenza, rispetto ai soldi fisici, sono legati alla praticità, alla versatilità d’uso, ai bassi costi gestionali, ma anche alla velocità delle transazioni: ad esempio effettuare un bonifico bancario tradizionale richiede molto più tempo che trasferire denaro da un account PayPal a un conto corrente.
Secondo il Cashless Report 2024 di IPSOS, alla fine del 2022 i pagamenti effettuati senza contante dagli acquirenti italiani sono arrivati a una percentuale del 63 per cento rispetto alle transazioni totali, con una prevalenza delle carte (50 per cento) ma anche via wallet e app (il restante 13 per cento). Questi dati non si riferiscono soltanto al commercio online, ma anche a quello fisico, e comunque a un utilizzo ibrido dei nuovi metodi di pagamento, visto che ormai con app e QR code si può pagare ovunque.
Un traino fondamentale verso il cashless è comunque rappresentato senza dubbio dai servizi digitali, in aumento di anno in anno. Nel 2024 ad esempio i comparti del Turismo e dei Trasporti hanno segnato un aumento del 30 per cento rispetto al 2022 grazie soprattutto alle prenotazioni online, mentre l’Editoria online è salita di 8 punti percentuali.
I pagamenti digitali, continuando con l’analisi, vanno per la maggiore perché ad oggi su Internet si può fare di tutto: ad esempio si possono seguire video lezioni e corsi, acquistare abbonamenti a pay tv, comprare e usare software di ogni genere, giocare online con soldi reali presso concessionari autorizzati da ADM elencati su Time2Play.com con possibilità di attivare account ed effettuare depositi e prelievi. E ancora, le esperienze digitali che hanno reso sempre più diffusi e popolari i pagamenti telematici includono app per ascoltare musica – come ad esempio Spotify o Youtube Premium-, servizi streaming per il gaming, ma anche piattaforme di compravendita connesse ai social, come il Marketplace di Facebook. Il mondo, almeno in parte, sembra dunque essersi trasferito online, e l’uso del contante, in questo contesto, non può che essere relegato alla sfera fisica, anch’essa tuttavia messa alla prova dai nuovi sistemi cashless.
La spinta sul fronte della sicurezza e della tutela dei dati personali e bancari, grazie ai QR code e ai metodi biometrici di autenticazione quali le impronte digitali, ha favorito ulteriormente la transizione al “senza contante”. Oggi gli utenti hanno fiducia del nuovo mezzo e si destreggiano con abilità e competenza tra i vari canali di acquisto.
Si va verso l’euro digitale?
Tutti i cambiamenti epocali sopra evidenziati non potevano non portare a interventi dal punto di vista delle istituzioni e della finanza mondiale: ad oggi oltre 180 paesi si stanno adoperando per introdurre una propria moneta digitale, con tanto di testing e prove effettuati su campioni di popolazione, per rilevare vantaggi e criticità, come nel caso della Cina. Per quanto riguarda l’Europa, dallo scorso ottobre la BCE ha lanciato una prima fase di tipo operativo finalizzata, nel medio periodo, all’introduzione dell’Euro Digitale. La strada è ancora lunga, e sono necessari fornitori e infrastrutture per la gestione dell’ambizioso progetto.
La nuova moneta, nella visione definitiva, sarà emessa dalla Banca Centrale e andrà a sostituire banconote e monete fisiche, con inevitabili ripercussioni su questioni quali l’ecologia, la privacy degli utenti, il controllo dell’evasione fiscale, la stabilità finanziaria. Tutto è ancora da vedere, ma se i primi passi sono stati fatti vuol dire che i tempi sono considerati maturi per questo importante ulteriore cambiamento.